L’esistenza di bambini con difficoltà a leggere, a scrivere e nella matematica è (per fortuna!) sempre più riconosciuta e accettata. Tutti conoscono l’esistenza dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Ed è proprio grazie alla maggior conoscenza che abbiamo assistito ad un “boom” di diagnosi. Ma facciamo un po’ di chiarezza su quali sono i diversi tipi, sulle loro caratteristiche, su quali sono i loro punti di forza e le loro criticità.
I DSA appartengono alla categoria diagnostica dei Disturbi del Neurosviluppo. Vengono attribuiti a fattori neurobiologici e si manifestano con la crescita. Esistono diversi tipi di disturbo specifico di apprendimento:
Ognuno di questi può presentarsi da solo, ma più probabilmente ne osserviamo due o tre insieme.
Ci tengo a specificare che un bambino con DSA non ha problemi di intelligenza. Anzi, per avere una diagnosi di dislessia, disortografia, disgrafia o discalculia il quoziente intellettivo deve essere nella norma. Si parla infatti di Disturbo Specifico di Apprendimento perché la causa non è dovuta ad altre patologie o disfunzioni, ma è un disturbo primario.
Le difficoltà di apprendimento possono essere osservate dalle maestre nei primi anni della scuola primaria. Solo con un’adeguata valutazione si può però giungere ad una diagnosi. Ciò avviene prevalentemente nei servizi pubblici o nei centri convenzionati, e porta oltre che alla diagnosi, anche alla certificazione. La certificazione consente l’applicazione della legge n. 170/2010. Grazie a questa legge i DSA vengono ufficialmente riconosciuti, assegnando alla scuola il compito di individuare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate affinché possano ottenere il successo scolastico. La scuola infatti attraverso un Piano Didattico Personalizzato (PDP) stabilisce le misure dispensative e gli strumenti compensativi che il bambino può sfruttare.
Queste accortezze non sono facilitazioni perché non rendono lo studio meno attivo e impegnativo. Fornire una calcolatrice o la sintesi vocale è come indossare un paio di occhiali. Permette quindi di superare un problema (difficoltà di calcolo/lettura o miopia) e di valorizzare il potenziale di apprendimento.
C’è un concetto che mi ha aiutato molto a comprendere meglio i DSA. Riguarda il cambiamento di prospettiva da cui li si osserva. Il luogo comune è pensare che un dislessico (quindi un bambino che non può studiare o comprendere un testo facilmente tramite la lettura) non potrà mai essere al pari di un normolettore. Ma non è così. Sbagliamo a pensare che l’apprendimento passi esclusivamente attraverso la lettura. Un bambino con dislessia può apprendere attraverso altri canali e altre esperienze. Semplificando, i diversi canali che un DSA può sfruttare dipendono da qual è il suo stile di apprendimento. Lo stile di apprendimento dipende dal modo di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni. Il bambino con dislessia non si trova bene a prendere appunti, avere istruzioni o spiegazioni scritte o a riassumere per iscritto (canale visivo-verbale). Ma più probabilmente preferirà:
Lo studente con DSA può studiare e apprendere come qualsiasi altro compagno di scuola. La chiave di volta sta nel trovare il giusto metodo di studio, che è specifico per ogni bambino. Il metodo di studio è dato quindi dalla giusta combinazione di
Un logopedista specializzato nei Disturbi dell’Apprendimento ha numerosi compiti.
L’importanza del trattamento è clinicamente riconosciuta. Per questo invitiamo come sempre genitori e insegnanti a rivolgersi ad uno specialista già dai primi campanelli di allarme per accompagnare serenamente il bambino nel suo percorso scolastico.